Chiara e Massimiliano vivono a Casina e da pochi mesi sono riusciti a concludere l’iter dell’adozione internazionale.
Facciamo qualche domanda a Chiara:
– Adottare significa affrontare una dimensione affettiva tutt’altro che scontata; voi come l’avete affrontata ?
In maniera naturale: siamo entrambi convinti che la biologia c’entri relativamente, in questo caso; contano moltissimo l’ambiente e le figure genitoriali che accompagnano la crescita del bambino. Non ci è mai importato da quale paese potesse arrivare o di che colore potesse avere gli occhi, o se maschio o femmina.
– Qual è la strada legale da percorrere per diventare genitori adottivi?
La strada è diversa da regione a regione, in Emilia Romagna si contattano i Servizi Sociali che iscrivono al primo corso libero informativo preadottivo, che consta di 5 incontri, uno ogni 2 settimane; non è obbligatorio ma consigliato. Poi l’equipe psico sociale fa una indagine approfondita sulla coppia genitoriale, sulle risorse affettive e sulle aspettative; in questa fase viene richiesta anche la lettura di testi e l’esecuzione di “compiti a casa”. Il numero di incontri può variare, e si conclude con la visita domiciliare. Viene poi stesa una relazione che si invia al Tribunale dei Minori di Bologna che convoca per un colloquio (e che può richiedere ulteriori incontri con l’equipe o partecipazione a corsi, etc), e che deve poi rilasciare o meno l’idoneità per l’adozione internazionale; nello stesso colloquio si può discutere della disponibilità alla adozione nazionale.
– Quanto deve aspettare una famiglia per veder realizzato il sogno dell’adozione?
Dipende dal paese scelto…alcuni rallentano, altri accelerano…altri chiudono purtroppo (vedi Congo); dipende dalle disponibilità alle fasce di età, ai bisogni speciali, all’accoglienza di fratelli . Dipende molto anche dalla coppia: ad esempio, la Cina richiede un diploma di scuola superiore e non accetta genitori obesi. Noi abbiamo conosciuto Anh Minh 1 anno e 9 mesi dopo aver dato mandato all’ente NAAA. Prima c’è stato il percorso per arrivare all’idoneità.
– Perché molte famiglie si rivolgono all’adozione internazionale? E’ vero che è più semplice e rapida rispetto a quella nazionale?
Ci hanno sempre detto che nessun ente può assicurare di portare a termine una adozione internazionale, sebbene poi ci si riesca quasi sempre, fatta eccezione per casi di chiusura paese o altri gravi eventi.
L’adozione nazionale d’altra parte comporta, tranne rari casi, l’assunzione del rischio giuridico, che lascia la coppia in uno stato “sospeso”, con un rischio, seppur spesso minimo, di vedersi revocare l’affido del bambino. Per la nazionale inoltre ci sono forme particolari di accoglienza del bambino, ad esempio l’affido sine die, che non è una adozione vera e propria e che si può rifiutare. Per la nazionale si può essere chiamati, si possono fare colloqui e poi finire in una accoglienza o in un nulla di fatto, oppure non essere mai chiamati. L’adozione nazionale, a differenza della internazionale, è gratuita.
– Qualche consiglio ai futuri mamma e papà…
L’attesa pare infinita, ma poi…non è mai come ci si immagina…quando andrete nel paese dove è nato vostro figlio cercate di assorbire quanto più possibile per poterglielo donare un domani, e godetevi il tempo che passate con lui al di fuori dalla quotidianità…non torna più!