dal Giornalino 2005
Lo statuto della Proloco nella parte che riguarda le sue finalità parla di tutela e di valorizzazione. Per questo la valle in cui viviamo è stata la prima testimonial della Proloco con la Marcia della Val Tassobbio che quest’anno festeggia i trent’anni.
Questo sentimento è proseguito e pianopiano è cresciuto. è cresciuta anche la consapevolezza che questo poteva essere uno strumento, come lo è la Proloco nei confronti della socialità. Abbiamo cominciato a guardare le sponde e il torrente, abbiamo cominciato a essere parte del suo corso anche se qualcuno ancora pensa alla valle come un terreno in pendenza dove scaricare ogni cosa. Ma sensibilità si fa strada in silenzio. Sono nate le passeggiate in compagnia che affiancano la Marcia della Valtassobbio con una logica più specificatamente ecologica e che mettono in collegamento natura corpo, buona tavola e sentimento di comunità. Ma non ci fermiamo e auspichiamo un impegno da parte di tutti noi e delle istituzioni per rilanciare un moderno di “sviluppo” che se da un lato cerca di far entrare il nostro territorio nei grandi flussi turistici dall’altra non deve dimenticare la gente che qui abita che qui coltiva e scruta il cielo in attesa di pioggia o di sole per le colture.
E quando camminiamo dobbiamo essere consapevoli di camminare nella Valle del Tassobbio, consapevoli che tutto quello che qui facciamo si ripercuote su quello che sta a valle. è un lezione che dovremmo avere già imparato con la globalizzazione ma che dimentichiamo troppo spesso. Dall’esperienza dei convegni sulle valli del Tresinaro e del Secchia che affontavano in maniera multidisciplinare il bacino idrografico e da quelle due intense serate organizzate a Casina una decina di anni fa sul Tassobbio si potrebbe pensare a “qualcosa” uno strumento che ci permetta di sapere, di mettere in collegamento le diverse potenzialità del territorio per riuscire a viverlo senza distruggerlo per consegnarlo, almeno come noi lo abbiamo conosciuto, alle generazioni future.
La Rivoluzione francese, nei suoi primi atti della costituzione della Repubblica francese del 1789 suddivise il territorio della Francia in nuovi “dipartimenti” che prendevano il nome di un fiume: una decisione che riconosceva nel fiume e nelle acque che attraversano un territorio, il centro di tutti i fenomeni: la disponibilità di acqua per l’irrigazione e per azionare (allora) i mulini e quindi come fonte di energia, la possibilità di assicurare acqua alle città e di smaltire i rifiuti. La stessa decisione fu trasferita nei territori italiani dell’Impero francese e del Regno Italico dal 1799 al 1815: I f iumi e le loro rive e valli sono gli elementi essenziali per la vita, umana e non umana. I fiumi forniscono acqua agli esseri umani per bere, per i campi e per le fabbriche; i fiumi raccolgono le scorie delle abitazioni, dell’agricoltura, delle industrie, nonché i prodotti dell’erosione del suolo che si verifica nelle valli circostanti.
Tutto quello che succede in un bacino idrografico finisce nelle acque del fiume principale e poi nel mare; dopo la restaurazione si divise di nuovo i territori europei in piccoli e grandi stati, gelosi fra loro, e finì così che i fiumi, anziché essere momenti di unificazione del territorio, tornarono ad essere o diventarono confini politici e militari. Nel 1989 il Parlamento ha votato una legge(ripresa dalla direttiva “sessanta” del 2000 dell’Unione europea), che riconosce che il bacino idrografico è l’unica vera unità per la localizzazione degli insediamenti umani e produttivi, per la difesa del suolo contro l’erosione, per l’approvvigionamento dell’acqua nelle città, nei campi, nelle fabbriche, per la lotta all’inquinamento. Occorre far crescere una “cultura del bacino idrografico” a cominciare dalla scuola: i ragazzi sono posti di fronte ad un’Italia divisa in regioni amministrative: occorre adesso procedere lentamente alla diffusione di una geografia dell’Italia che aiuti gli studenti — ma anche i cittadini in genere — a riconoscere, oltre ai confini amministrativi, anche quelli fisici e geografici dei vari bacini idrografici. Il valore educativo di questa iniziativa è molto grande e siamo solo agli inizi. Ma noi della Proloco da buoni montanari non ci scoraggiamo, e pensiamo che ogni passo sia in avanti. Continuiamo a santificare le feste d’estate strizzando l’occhio al turista senza dimenticarci di quello che siamo, un semplice associazione, che se non ci fosse bisognerebbe inventarla!